Opera director
La mia visione registica è di stampo coreografico: cerco una continuità del messaggio musicale anche nel movimento scenico. Sono convinta che ci debba essere una coerenza tra i livelli narrativi di uno spettacolo musicale. Metto in pratica questo concetto nei miei allestimenti di teatro musicale e di opera: prima di tutto traendo ispirazione dalla frase musicale, dal cambiamento di tempo, dalle modulazioni, su cui costruisco la mia idea. Ci tengo anche a parlare della regia di spettacoli che presentano una contaminazione tra le arti, fondamentali nel mio percorso artistico e umano: la recitazione insieme alla danza, alla musica, al canto, alla presenza di elementi visivi (video-proiezioni o dipinti).
“Uno spettacolo che a conti fatti chiude il sipario dopo ben tre ore trascorse con brio e garbo. Tra i movimenti funzionano in particolare (…) il concertato maschile ‘È scabroso le donne studiar’. Fiore all’occhiello di una produzione gustosa il piacevolissimo balletto coreografato da Sofia Lavinia Amisich”
“Oltre il pathos della recitazione e la forza del canto è proprio la commistione fra tango e danza contemporanea che rende nuovo e diverso lo spettacolo (…) E’ Sofia Lavinia Amisich una giovane regista e coreografa (sue le coreografie dei due tanghi tradizionali) che, riuscendo a costruire abilmente un continuum fra musica, danza, canto e recitazione che restituisce il mondo musicale e poetico di Piazzolla, Ferrer e Borges con grande forza e senso della contemporaneità, ha dimostrato di aver fatto tesoro delle proprie esperienze formative e professionali accanto a “maestri” come Enrico Stinchelli, Vassilios Anastasiou, Renato Bonaiuto (accanto al quale ha lavorato per diverse produzioni liriche), Marco Baliani (con cui ha collaborato presso l’INDA a Siracusa)”.
“Ben realizzata la coreografia preparata da Sofia Lavinia Amisich – per l’occasione anche aiuto regista – la quale, nonostante il poco tempo a disposizione, è riuscita a far muovere abilmente i cantanti sui passi del fandango previsto dal finale del terzo atto”
“Coro che, come del resto i solisti, si è impegnato anche nel ballo del fandango al terzo atto sotto la guida dell’infaticabile ed inesauribile coreografa ed aiuto regista Sofia Lavinia Amisich
“Spumeggiante, estroso, dinamico, lo spettacolo di Renato Bonajuto e Andrea Merli coinvolge e diverte (…) e a proposito di danze, fantasiose le coreografie di Sofia Lavinia Amisich e bravi gli artisti del Corpo di ballo, che molto bene si sono inseriti nella folle journée, partecipando attivamente a questa briosa follia ‘pontevedrina’.
“Questa “Traviata”, con interpreti di alto livello e scelte coreografiche, alcune molto interessanti per il dinamismo scenico come la danza di due giovani innamorati durante il preludio del terzo atto, ha creato una magia che si è andata gradatamente estendendo a tutto il pubblico.”
“Autentico scontro di titani, si è rivelato la carta vincente di uno spettacolo in vero suggestivo, per la regia di Franco Marzocchi coadiuvato da Sofia Lavinia Amisich, dove si è puntato su una lettura nell’ambito della più lodevole tradizione, ma senza mai perdere di vista il sottotitolo che di questa gemma tra le gemme operistiche esige il “dramma giocoso”. L’azione si svolge in un’ottica ironica, a tratti sarcastica, che coinvolge i due colossi che giganteggiano da par loro in scena, sostenuti da una vocalità che oggi come oggi è raro sentire in Mozart, piena, rigogliosa, ma stilisticamente sempre controllata, rivelandosi una “strana coppia” con una verve ed un connubio di intenti e soluzioni anche comiche inaspettate ed imprevedibili.
La cornice l’ha fornita un impianto scenico praticamente fisso, ma molto suggestivo: una pedana semicircolare inclinata ed interrotta a metà da una gradinata, in parte isolata da un semicerchio di tulle bianco che, grazie alle innovative proiezioni astratte ed alle trasparenze giocate con un sapiente gioco di luce, è servito a ricreare ambienti ed atmosfere ed ha favorito il sapiente movimento degli interpreti”.
“Grande soddisfazione è stata espressa dai registi della rappresentazione. In particolare Franco Marzocchi ha dichiarato che «Siamo molto soddisfatti dell’accoglienza che il pubblico ha tributato a questa compagine di eccelsi professionisti che hanno onorato il Teatro Cilea di Reggio Calabria che ieri sera ha potuto risplendere come la sua tradizione insegna. Gli spettatori hanno apprezzato l’allestimento scenico, comprendendo pienamente che tutta l’azione, pur realizzata con preziosi costumi settecenteschi, si svolgesse in una dimensione di pittura astratta per esaltare le dinamiche teatrali interne all’opera stessa e quindi i giochi di ruoli e relazioni fra i personaggi», mentre la regista Sofia Lavinia Amisich ha aggiunto «è un piacere lavorare con professionisti di tale livello. Tutto si realizza quasi magicamente. Mi preme però segnalare lo straordinario rapporto fra i preziosi costumi d’epoca disegnati da Alessandro Lai e i fondali astratti realizzati da Gianni Melis e Emiliano Pascucci partendo dalle pitture di Angelo Ciano. Hanno dato un alone di atemporalità trascendente a tutta l’opera.”
“In ‘Don Giovanni’ di Mozart ci ha molto colpito la scelta registica di Franco Marzocchi e Sofia Lavinia Amisich di affidare a delle proiezioni continue di macchie di colore la responsabilità di connotazione drammaturgica dell’intera rappresentazione. Scelta rischiosa che però ha avuto le sue ragioni: lo sciame emotivo così rievocato ha offerto il previsto contributo narrativo allo spettatore e, altrettanto, ha contrapposto in maniera efficace e convincente degli elementi di contemporaneità all’interno di un allestimento tradizionale producendo un mix di ottimo gusto. Molto bello.
“La regia di Sofia Lavinia Amisich è riuscita a fondere tutti gli elementi a disposizione con rispetto e maestria, mettendo i cantanti nella condizione di esprimere al massimo le loro doti sceniche. [] Emblematica su tutte, per intensità e fascino, la scena della processione. Sulle note del mistico “Regina coeli” di Mascagni un corteo scende l’imponente scalinata che domina il centro esatto della scena: nel buio sfilano i fedeli con le lanterne e i paramenti sacri, arrivano in fondo al palco e tornano indietro, a suggerire un percorso che si snoda trai vicoli di tutto il borgo: un colpo d’occhio magico. Ma la vera magia è che quei fedeli sono i “guardavajoti” stessi, che per una sera mettono in scena da comparse la tradizione reale del loro paese, anche i costumi, i paramenti e gli oggetti sacri sono quelli della comunità religiosa, mentre i bambini che giocano ai lati del palcoscenico sono la fusione perfetta di gioco e teatro.
Sofia Lavinia Amisich, nata nel 1992, si occupa di regia coreografica di opera lirica e Spettacoli di contaminazione artistica. Cresciuta in una famiglia di musicisti, fin da piccola si immerge nel mondo dell’arte. Lo studio della musica iniza prestissimo, all’età di 5 anni con il violoncello, a 15 il pianoforte e il canto. Nel 2016 si è laureata in Canto Lirico presso il Conservatorio ‘Buzzolla’ di Adria, perfezionandosi con Bianca Maria Casoni e nel 2018, con il massimo dei voti, nel biennio specializzante di ‘Regia ed Arte scenica’ del Conservatorio ‘Giuseppe Verdi’ di Torino.